Una vita che vale!
Dei giovani della "X" generazione
Come in una favola o in un sogno, quello che più vi piace, è apparso d'improvviso un giovane che neanche conoscevo - e adesso vorrei conoscere - per posarmi nella mano un CD, insieme con l'invito ad ascoltare attentamente le canzoni dentro contenute, nonostante io abbia ritenuto giusto subito confessargli che non sono per niente esperto di canzoni e i miei ultimi ricordi musicali fanno riferimento a cantanti come Adamo e Mal de' Primitives, vergognandomi di dirgli tutta la verità, sicuro che non avrebbe capito, cioè che la mia vera passione erano le canzoni struggenti, che fossero d'amore o di protesta senza differenza, di Luigi Tenco.
Giunto a casa, invece, la curiosità mi ha portato davanti al computer, per farmi ascoltare, tutto d'un fiato, la musica soavissima e niente affatto banale degli otto pezzi canori, scritti ed interpretati da giovani dell'A.R.V., un'associazione di volontariato che, nata sotto la spinta di una tragedia che ha stroncato tre giovani vite, si è data la finalità di aggregare la nostra gioventù ed assecondare o sviluppare i loro interessi culturali, sportivi, ambientali e artistici.
Ma torniamo alla musica. Dovrei dire della dolcezza infinita del pianoforte, dell'uso della chitarra elettrica e di quella classica, dell'immancabile batteria, tipica dei concertini e dei mille complessi, ma soprattutto dell'atmosfera serena e molto accattivante che t'avvolge nell'ascolto; invece non lo dico, dico solo che tutto è funzionale all'impianto, alle parole, ai sentimenti congiunti alle mille sensazioni, in un miscuglio sospirato e ribelle di cui si nutre una musica che già mi sembra matura.
Tuttavia, non è questo che mi ha inchiodato al mio seggiolino. Sono invece state le parole accorate, sensate e taglienti, che mi hanno tenuto fermo, con occhi sbalorditi ed orecchie tese, a centellinare note e strofe capaci di farti godere.
Ma dove sono, amici, dove sono i miei coetanei, gli adulti, i sociologi, i Maurizio Costanzo dei mille salotti imbecilli, dove sono gli esperti del nulla che parlano, parlano e parlano dell'assenza dei valori dei giovani, dei loro cuori di coccio e dell'assenza di ogni interesse? Venite qui, venite davanti alla durezza, spigolosa e bella, di questi giovani, a ritrovare i "vostri" valori, non quelli dei giovani, se ancora da qualche parte li avete conservati.
Presi nel vortice della società virtuale, siamo stati capaci di sostituire alla realtà i simboli e non ci accorgiamo di quanta menzogna essi contengano.
I giovani non sono... i giovani vogliono... i giovani chiedono.... i giovani si drogano... i giovani non credono...
Ma di quali giovani parliamo? Ora, come ai nostri tempi, anche ora non ci sono "i giovani", non esiste la categoria dei giovani, ma ne esistono tante tipologie, quelli del Grande Fratello ed i giovani che amano la musica, i ragazzi che s'incantano ai mille misteri della natura e quelli che consumano la sessualità come fosse un gelato, quelli che vogliono la promozione facile ed i giovani che desiderano crescere studiando, i minchioni che blaterano luoghi comuni e coloro che hanno la forza di alimentare e far crescere i propri sentimenti.
Né in positivo né in negativo, non esiste la categoria dei giovani, ora come ai nostri tempi.
E se ciò è vero, giudicate voi a quale categoria questi giovani, che hanno saputo incidere il bellissimo CD dal titolo UNA VITA CHE VALE, a quale categorie appartengano.
Per parte mia, spero si trovi il modo per far entrare nelle scuole questa musica e, soprattutto, i messaggi di speranza che ci vengono lanciati, partendo da una condizione psicologica di mancanza, di limite, di ostruzione, di malattia (il disagio giovanile è in queste canzoni più volte ripreso e, di volta in volta, vissuto come impotenza, immobilità, gabbia, incapacità di camminare), di assurda sofferenza.
Ma sopra a tutto questo, e sopra le lacerazioni adolescenziali, vola alta la speranza di una nuova condizione, del superamento dello stato di disagio: e l'energia nel petto avanza con la voglia di andare. In ogni caso la vita vale la pena che sia vissuta, ed anche quando appare come un'infinita sera, mi accorgo che non è sempre sera. Soprattutto la vita non è solo ilVecchio Carnevale(titolo di una delle canzoni) - radio, tivù, cinema, copertine da conservare - perché in tutto questo immenso traffico ci siamo anche noi, affermano i nostri giovani, ed hanno proprio ragione!
Come si vede, non era senza storia il riferimento a Luigi Tenco, anche se i ragazzi dell'A.R.V. danno alle loro canzoni una connotazione non politica e prevalentemente esistenziale, per quanto poco legata alla tristezza infinita di Angela, Se potessi, Mi sono innamorato di te, Se stasera sono qui. E nondimeno, le canzoni di questi giovani sono tutt'altro che lievi, se addirittura appaiono, in più parti, struggenti in maniera cosmica, nella rappresentazione di un mal di vivere che tutti abbraccia.
E vi è, ancora, un'altra differenza, rispetto alle disperate note di Tenco, ed è grande: non è pensabile, in fondo al percorso artistico, alcun colpo di pistola, unica risposta possibile allo scandalo anarcoide e nichilista che prese Tenco e, qualche volta, prende i giovani, fatti prede del pensiero debole di una filosofia programmaticamente senza valori. Nel nostro CD, invece, c'è una voglia di riscatto che viene urlata al cielo, emblematicamente per tutte in Preziosi momenti, dove la cantante-protagonista decide di ascoltare, come antidoto al proprio dolore, una voce troppo spesso zittita, e quella voce, nel lunghissimo silenzio s'ingrandisce, spiega cos'è davvero importante e sono tutte le esperienze che ci danno l'anima, è tutto quello che scorre sul nostro cammino, soprattutto se a scegliere siamo noi e, con un atto di piena autonomia, decidiamo di essere persone davvero libere.
Per concludere, quello che vale nella vita è il nostro esserci per contare, per lanciare il nostro cuore oltre lo steccato degli umani limiti ed anche perché con un sol gesto puoi donare la vita a chi la vede scorrere tra le dita.
Grazie, sconosciuto giovane che mi hai donato questo bellissimo CD, per i brividi che ho provato ancora, ora come allora, dopo troppi anni.